Politica

Caro non profit, se il problema fosse l’appalto di servizi?

SUSSIDIARIETA'. Parla un esperto di rapporti tra PA e sociale / è ovvio che un’associazione di volontariato non può partecipare a un appalto

di Benedetta Verrini

Non è affatto stupito, l?avvocato Franco Dalla Mura, della recente sentenza del Tar Piemonte che ha annullato l?assegnazione di un appalto a un?associazione di volontariato: «In questi anni diversi altri Tar hanno espresso la stessa posizione», dice. «è ovvio che un?associazione di volontariato non può partecipare a un appalto. Il suo scopo non è certo di stare sul mercato e fungere da impresa». Assessore ai Servizi sociali del Comune di Verona, docente universitario, Dalla Mura è uno dei più grandi esperti italiani di rapporti tra pubblica amministrazione e non profit. «Questo caso ?eclatante?», prosegue, «non si spiega solo con la confusione o l?impreparazione dei soggetti, da una parte il Comune, ma dall?altra, certo, anche l?associazione, che non è cosciente delle proprie caratteristiche strutturali. Il problema grosso, alla base di questi episodi, è la difficoltà nell?individuare corrette forme di partecipazione dei soggetti non profit».
Lo strumento per valorizzarli, insomma, non è certo l?appalto. «La consuetudine ormai cronica di identificare nel contratto d?appalto l?unica modalità del rapporto fra coop sociali e pubblica amministrazione ha portato a dare per scontato che questa fosse la sola procedura possibile attraverso cui un?amministrazione potesse individuare una coop con cui convenzionarsi». Il risultato è che ancora oggi più che rendere il non profit un vero protagonista del modello di sussidiarietà, si cerca una parte con cui compravendere servizi.
«Per uscire da questa logica, basta spostare il fuoco sulle funzioni e non sulle procedure», conclude Dalla Mura. «Utilizzando forme di collaborazione basate su contratti di diritto pubblico e trasformando le imprese sociali non più in mere fornitrici di prodotti, ma in partner con cui condividere le funzioni sociali». I modelli cui far riferimento? Rapporti ?leggeri? che coinvolgono il non profit nelle fasi di programmazione/realizzazione dei servizi e rapporti ?pattizi? orientati alla più ampia flessibilità, costruiti ad hoc o incardinati negli accordi di ?collaborazione? previsti dal TU sull?ordinamento degli enti locali o di vera e propria ?concessione?.

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